Vai al contenuto

Rifiuti

Quando si eseguono delle attività edili, sia su nuove costruzioni, che di ristrutturazione o anche di demolizione, vengono prodotti inerti di ogni tipo che devono essere smaltiti in modo corretto. Le macerie edilizie e gli scarti di lavorazione delle pietre non devono infatti provocare danni all’ambiente, ma un’altra ragione del corretto smaltimento è la possibilità di recuperare alcuni materiali, realizzando sia dei risparmi economici, come ad esempio con l’utilizzo per effettuare dei sottofondi o dei riempimenti, che dei vantaggi per l’ambiente che ci circonda. Vediamo insieme come effettuare lo smaltimento ed il recupero dei rifiuti inerti.

Lo smaltimento corretto dei rifiuti inerti

Nel nostro paese, smaltire non correttamente i rifiuti inerti che derivano dalle lavorazioni edili effettuate nei cantieri è un reato, e come tale è perseguibile penalmente. Gettare tali residui all’interno dei cassonetti per la spazzatura oppure in una discarica non autorizzata è quindi illegale. Per chi deve smaltire un quantitativo limitato di questi rifiuti è possibile affidarsi alle Isole Ecologiche, che nel corso degli ultimi anni si sono sviluppate in tutti i comuni italiani, mentre nel caso di quantità più grandi la scelta migliore è quella di affidare il lavoro ad una ditta specializzata del settore. Queste ditte per poter operare in accordo alla normativa vigente devono far parte dell’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali. Se la quantità di macerie affidate alla ditta per il trasporto è in quantità superiore ai 30 chili per ogni giorno, si deve compilare un formulario di identificazione, che consente di mantenere la tracciabilità di questi rifiuti. Una volta effettuato il trasporto si può passare alla fase di smaltimento che deve essere effettuata in discariche apposite autorizzate dalla regione di appartenenza. Questa operazione è possibile solo quando i residui delle lavorazioni di cantiere non possono essere recuperati e riutilizzati, sia nel cantiere stesso che in altri.

Recupero e riciclo degli inerti

Tutte le imprese italiane che operano nel settore edilizio vengono incoraggiate per effettuare lo smaltimento con il massimo recupero possibile e per questo viene suggerito che gli inerti vengano divisi in maniera omogenea in gruppi diversi. Una particolare attenzione deve essere riservata alla divisione tra rifiuti pericolosi e non pericolosi, che non possono essere mischiati tra di loro. Le normative che guidano le azioni di smaltimento e di recupero dei materiali inerti sono basate sulle direttive emesse a livello europeo, che sono recepite sia dallo Stato Italiano che dalle varie regioni, che hanno poi la responsabilità di emettere gli specifici regolamenti. La legislazione italiana per quanto riguarda i rifiuti definisce il loro smaltimento e il riciclo dividendoli in tre distinte categorie. il riciclo detto “primario”, o semplicemente “riuso”, quando i rifiuti vengono utilizzati direttamente all’interno del cantiere, il riciclo “secondario”, che prevede un trattamento meccanico, ed il riciclo “terziario”, quando il trattamento a cui viene sottoposto è di tipo chimico.

La normativa per lo smaltimento dei calcinacci

Quando si usa il termine calcinacci s’intende lo scarto che viene prodotto nel corso delle costruzioni edili e delle ristrutturazioni, per il quale lo smaltimento è regolato da una normativa apposita, in quanto i calcinacci sono classificati come “rifiuto speciale”. Purtroppo questo tipo di smaltimento, che prevede il conferimento alle Isole Ecologiche, viene disatteso da molte persone, specialmente in casi di lavori di piccola entità, e per questo si notano spesso dei calcinacci depositati in aree pubbliche con conseguente deterioramento sia dell’ambiente che del panorama visivo. Per lo smaltimento dei calcinacci si deve fare riferimento ad un apposito decreto, il numero 152 del 2006, che illustra le modalità da seguire e deve essere rispettato da parte di chiunque produca rifiuti di questo genere. Per chi non rispetta le norme sono previste sanzioni pecuniarie e quindi è sempre conveniente ricorrere ad una ditta specializzata per lo smaltimento.

Hai invece bisogno di un servizio di sgomberi a Padova? Affidati ai nostri partner di Svuota Cantine per svuotare qualsiasi locale privato, pubblico o commerciale nella provincia!

Tra le varie categorie di rifiuti che vengono prodotte quotidianamente c’è anche quella dei rifiuti alimentari, che derivano dalle lavorazioni delle aziende alimentari. Vediamo insieme di cosa si tratta e come si effettua il corretto smaltimento di questa tipologia di rifiuti.

I rifiuti alimentari ed i rischi che determinano

Una gestione non conforme alle normative in vigore per i rifiuti alimentari potrebbe causare dei rischi come la proliferazione di microrganismi che, oltre a sviluppare dei cattivi odori nell’ambiente, determinano l’attrazione di animali indesiderati e infestanti come le pulci e altri insetti e determinano anche la contaminazione dell’ambiente. Per questo le modalità di conservazione dei rifiuti, la loro gestione e infine il loro smaltimento sono state specificate nel capitolo 5 dell’allegato II al Regolamento CE 852/2004. Tra i rifiuti che vengono prodotti dalle aziende alimentari per alcuni come gli oli di frittura, che sono considerati rifiuti speciali, e per i “sottoprodotti” che hanno origine animale, come ad esempio gli scarti delle pescherie e delle macellerie, si deve tenere conto anche di normative suppletive emanate sia dalla autorità nazionali competenti che da quelle europee. In generale la gestione di questo tipo di rifiuti prevede come prima regola la separazione delle zone di stoccaggio e lo smaltimento in tempi molto brevi.

Le regole principali da seguire

I rifiuti prodotti dalle aziende alimentari devono essere rimossi nella maniera più rapida possibile dai locali in cui si trovano altri alimenti, come ad esempio quelli di vendita, di somministrazione, di lavorazione e di conservazione. I contenitori dove vengono posti questi rifiuti devono essere lavabili con grande facilità ed avere una capacità tale da poter contenere il volume di rifiuti che vengono prodotti dall’azienda alimentare. Devono essere provvisti di un coperchio e preferibilmente dotati di un sistema di apertura che consenta agli utilizzatori di non toccare il coperchio con le mani. Il loro svuotamento e la loro pulizia devono essere eseguiti di frequente e le aree dove sono collocati devono essere dedicate solo al loro stazionamento, possibilmente all’esterno, in modo da evitare la contaminazione con gli altri locali dell’azienda, dedicati alla vendita e alla somministrazione degli alimenti. Le aree di stoccaggio dove sono collocati i bidoni dei rifiuti devono essere sempre in ordine e mantenute pulite, evitando gli accumuli di materiali diversi e protette sia dagli animali infestanti che dagli agenti atmosferici. Nel caso in cui i rifiuti alimentari non possano essere smaltiti in breve tempo, i bidoni devono essere chiusi in modo adeguato e posti all’interno di celle di refrigerazione o di congelamento. Quando non siano disponibili questi dispositivi frigoriferi, i bidoni devono comunque essere collocati in una zona separata da quella dove sono riposti gli alimenti. Per quanto riguarda gli oli di frittura che sono una tipologia particolare di rifiuti, così come i “sottoprodotti” di origine animale, la raccolta deve essere fatta in contenitori identificati in modo adeguato e poi conferiti alle società specializzate per lo smaltimento.

Le possibili sanzioni per chi non rispetta i regolamenti

Agli operatori che fanno parte del settore alimentare e che non mettono in pratica una corretta gestione dei rifiuti prodotti possono essere applicate delle sanzioni pecuniarie per la violazione commessa rispetto al regolamento CE 852/2004 Allegato II. Queste sanzioni hanno un importo variabile da euro 500 a euro 3.000 e sono comminate in accordo a quanto stabilito nell’articolo 6, comma 5 del Decreto legislativo 193/2007.

La bonifica ambientale e le video ispezioni sono due attività che in alcuni casi sono svolte insieme, ma sostanzialmente si tratta di operazioni che possono svolgersi anche distintamente. Scopriamo meglio di cosa si tratta.

La bonifica ambientale

Per capire la necessità dell’esecuzione di una bonifica ambientale si devono interpellare dei tecnici specializzati. La valutazione viene effettuata per mezzo di procedure specifiche e l’operazione può essere eseguita soltanto dopo aver ricevuto l’ok da parte loro. Quando si parla di bonifica ambientale s’intendono tutte le azioni necessarie per eliminare la sorgente della contaminazione, oppure a ridurre la sua concentrazione entro i limiti consentiti dalle normative vigenti. Queste operazioni possono essere effettuate sia manualmente, nel caso di siti inquinati di piccole dimensioni, che con tecnologie specifiche che richiedono l’uso di attrezzature per la degradazione chimico-fisica. Ogni tipologia di contaminazione viene trattata con il suo metodo di bonifica e la prima suddivisione è tra quelli che vengono eseguiti “in situ”, cioè quelli che vengono usati proprio sul luogo dove è in corso la contaminazione, e quelli “ex situ” che sono condotti in impianti appositi.

Tra i vari metodi del primo gruppo si trova quello con estrazione di vapore dal suolo, che viene usato per bonificare i terreni che sono stati contaminati da composti organici “volatili”, mediante l’uso di dispositivi di aspirazione, l’Air Sparging, una moderna tecnica che si effettua immettendo forzatamente aria ad altra pressione nel terreno contaminato, il Pump e Treat, con il quale le acque contaminate vengono pompate in superfice e trattate, e l’ossidazione chimica, che si esegue immettendo nel terreno dei reagenti ossidanti. Tra i metodi che appartengono al secondo gruppo ci sono il Soil washing, che consiste nel lavaggio del terreno contaminato, a cui è abbinato il recupero della parte “sana” del terreno stesso, l’inertizzazione, il desorbimento tecnico e la termodistruzione.